I Socialisti e Democratici accolgono con favore la blacklist dei paradisi fiscali approvata dai ministri delle Finanze dell’Ue, ma ricordano agli Stati membri la necessità di dar seguito con serietà agli impegni ed esprimono disappunto per l’assenza di sanzioni dissuasive.

La portavoce del gruppo S&D per gli affari economici e monetari, Pervenche Berès dichiara:

“I Socialisti e Democratici stanno lavorando da anni per ottenere una blacklist dei paradisi fiscali. L’Ue sta confermando la sua leadership nella battaglia per migliorare le norme internazionali per combattere l’evasione e l’elusione fiscali.

“Tuttavia, critichiamo la decisione del Consiglio di annacquare i criteri proposti dalla Commissione europea per stilare un elenco che fosse credibile ed ambizioso.

“I criteri del Consiglio, nei fatti, hanno permesso di escludere alcuni Stati membri dell’Ue.

“Per quanto riguarda la lista grigia, le richieste di riforme che le giurisdizioni devono attuare per evitare di finire nella blacklist devono essere seguite adesso da azioni concrete. Gli impegni su carta non sono sufficienti. Bisogna fissare delle deadline chiare per l’entrata in vigore di queste riforme. E se tali deadline non vengono rispettata, i paesi devono essere messi in blacklist. L’Ue deve definire rapidamente rapidamente un calendario preciso per monitorare il processo e l’aggiornamento delle liste, che va fatto prima della prossima estate”.

Il portavoce del gruppo S&D in commissione di inchiesta Panama Papers, Peter Simon aggiunge:

"Il gruppo S&D ha sempre chiesto sanzioni forti e dissuasive come ritenute alla fonte, l'esclusione dagli appalti pubblici, il ritiro delle licenze commerciali per le giurisdizioni, gli intermediari e le società per i quali è stato dimostrato il legame con i paradisi fiscali inseriti nella blacklist.

"Siamo delusi per il fatto che non siano ancora state imposte sanzioni, perché anche la migliore blacklist è inutile se non è sostenuta da misure dissuasive.

"Inoltre, mancano i paradisi fiscali all'interno dell'Ue. Se vogliamo combattere in modo credibile l'elusione fiscale su scala globale, dobbiamo anche mettere ordine nella nostra casa. Perché dovremmo preoccuparci degli Stati che all'interno della nostra Unione hanno trasformato le nostre tasse nel loro modello di business? La solidarietà non è una strada a senso unico!"