La fine della regola dell’unanimità nelle decisioni fiscali, il passaggio dal segreto alla trasparenza, l’istituzione di un meccanismo di valutazione dell’Ue sulle misure fiscali, il divieto alle società di comodo ‘letterbox’, una lista comune di paradisi fiscali e sanzioni per coloro che li usano: sono queste alcune delle raccomandazioni chiave adottate oggi dalla commissione di inchiesta del Parlamento europeo sui Panama papers (PANA). Raccomandazioni che hanno visto il vicepresidente del gruppo S&D Jeppe Kofod svolgere un ruolo fondamentale in quanto co-relatore del testo.

A margine del voto, il vicepresidente del gruppo S&D e co-relatore Jeppe Kofod ha dichiarato:

“Dopo un anno di indagini, interviste e ricerche, il lavoro della commissione PANA ha dimostrato che alcuni Stati membri hanno aggirato, e in alcuni casi palesemente violato, le norme, le leggi e i trattati che sono alla base della nostra Unione europea.

“Ci riferiamo a casi di chiara malamministrazione da parte degli Stati membri, che non hanno rispettato la Direttiva Ue contro il riciclaggio di denaro.

“Dopo il voto di oggi, diciamo a gran voce che è ora di porre fine alla cultura del segreto che ha reso possibile l’evasione e l’elusione fiscale. Non accetteremo più che l’8% del benessere economico privato sia nascosto e portato offshore.

“Chiediamo un summit globale, da svolgersi in Europa, per porre fine al segreto che rafforza l’elusione fiscale, l’evasione e il riciclaggio di denaro. Solo se lavoriamo uniti a livello internazionale, possiamo sperare di porre fine a questo cancro.

“Il lavoro della Commissione ha dimostrato che c’è tanto da fare. Sebbene i Panama papers abbiano rilevato quanto profondo sia il coacervo di corruzione e attività illegali in Europa e nel mondo legato all’evasione fiscale e al riciclaggio di denaro, c’è ancora una gran parte di questo coacervo che resta ancora nel buio”.

Il portavoce del gruppo S&D in commissione PANA, Peter Simon aggiunge: 

“La lista delle lacune è lunga e include questioni come la mancanza di cooperazione tra gli Stati membri Ue, la carenza cronica di finanziamenti e la mancanza di risorse umane per le autorità di supervisione, cosi’ come l’attuazione e l’applicazione deficitarie delle leggi e delle sanzioni. Inoltre, una politica fiscale comune più equa si scontra con il fatto che gli Stati membri devono concordare all’unanimità le legge relative al fisco. Questo crea il terreno ideale per il riciclaggio di denaro, l’elusione e l’evasione fiscali.

“I Socialisti e Democratici hanno lanciato chiari messaggi su vari punti, ma i conservatori e i liberali hanno fatto opposizione. Chi dichiara che l’Europa non è la casa dei paradisi fiscali sta chiudendo gli occhi dinanzi alla realtà dei fatti. Non potremo cambiare le cose se non ammettiamo tale realtà. Solo mettendo in ordine la nostra casa, possiamo ottenere qualcosa a livello globale.

“La relazione finale è solo una fotografia della situazione attuale, ma dobbiamo considerare anche che ci sono continuamente nuove forme e nuovi casi di riciclaggio, elusione ed evasione. Questi casi vanno indagati in modo appropriato e pertanto occorre una struttura permanente al Parlamento europeo, che consenta di portare avanti le inchieste. Facendo questo, possiamo, insieme all’opinione pubblica, mantenere forte la pressione sugli Stati membri. Gli ultimi anni hanno dimostrato che questo metodo funziona bene perché dopo decenni di stallo nella lotta contro evasione e riciclaggio, finalmente sono stati fatti dei progressi verso un regime fiscale comune ed equo. La strada da fare, pero’, è ancora lunga”.