In vista dei dibattiti al Parlamento europeo sui fondi Ue per le regioni, ieri, i Socialisti e Democratici hanno adottato il programma per la Politica di coesione post-2020, con una particolare enfasi sulla creazione di occupazione di qualità. Il programma post-2020, che inizierà nel gennaio 2021, include elementi chiave per consentire una continuità negli investimenti europei tra il periodo di programmazione 2014-2020 e la nuova fase.

La portavoce S&D in commissione Sviluppo regionale e politica di coesione, Constanze Krehl dichiara:

"La politica di coesione Ue è una storia di successo, come l’Erasmus. Oggi, stiamo lottando per una politica di coesione che promuova lo sviluppo sostenibile per tutte le regioni Ue, generando occupazione di qualità e pieno rispetto dell’accordo sul cambiamento climatico COP21. Vogliamo anche assicurare che essa crei più infrastrutture di qualità per i trasporti, le telecomunicazioni e l’approvvigionamento energetico. La politica di coesione del futuro deve avere un bilancio adeguato per far fronte alle sfide future. Inoltre, la Commissione deve iniziare a preparare la proposta per la politica di coesione post-2020. In tal senso, il nostro position paper arriva nel momento giusto”.

Leggi il Position paper S&D sulla politica di coesione post-2020

Nota per la stampa:

La Politica di Coesione europea (PC) è uno strumento unico di investimenti per le regioni Ue. Essa mira a promuovere la coesione economica, sociale e territoriale, oltre alla solidarietà tra le varie regioni.

I dati ufficiali mostrano che nel precedente periodo 2007-2013 sono stati creati 1 milioni di posti di lavoro con la politica di coesione, una cifra che rappresenta un terzo del totale dell’occupazione netta creata nell’Ue nello stesso periodo. 

Inoltre, per ogni euro investito nella politica di coesione c’è stata una crescita del Pil di 2,74 euro. In generale, essa produrrà circa 1.000 miliardi di Pil addizionale entro il 2023.

Dal suo avvio, la politica di coesione è stata uno strumento chiave nella riduzione del gap di sviluppo tra le differenti regioni, sostenendo l’economia attraverso investimenti a livello micro, in particolare laddove gli investimenti nazionali sono carenti o insufficienti.