Negli ultimi due giorni, mentre i ministri della Giustizia e degli Interni erano riuniti in Lussemburgo per discutere sullo stato dell’arte delle politiche sulle migrazioni nell’Ue, almeno tredici persone morivano in mare tentando di raggiungere l’Europa. Il Gruppo S&D chiede da tempo agli stati membri azioni incisive per fermare le tragiche perdite umane nel Mediterraneo e per la definizione di un sistema equilibrato di distribuzione delle responsabilità fondato sul principio di solidarietà.

Gli eurodeputati Socialisti e Democratici al Parlamento europeo rimproverano agli stati membri l’incapacità di compiere progressi per raggiungere un accordo su un meccanismo temporaneo per gli sbarchi nel Mediterraneo centrale, e tantomeno per intavolare una discussione seria su soluzioni equilibrate, sostenibili e di lungo periodo che includano anche i migranti economici.

Claude Moraes, vicepresidente S&D per le democrazie resilienti e i diritti fondamentali, ha dichiarato:

“A sei anni dalla tragedia di Lampedusa, le notizie non smettono di riportare quotidianamente casi di morte tragica di bambini, donne e uomini inghiottiti dal mare. Ieri, durante il Consiglio dei ministri europei di Giustizia e Affari interni, c’è stata l’opportunità di fare la differenza e dare un segno di discontinuità, ma anche in questo caso è stata sprecata.

“Mentre donne e bambini annegano nel Mediterraneo, noi abbiamo bisogno urgente di un approccio più sostenibile e prevedibile alle operazioni di ricerca e soccorso. Questa è una responsabilità che devono assumersi prima di tutto gli stati membri: non possono permettersi di scaricarla sulle organizzazioni umanitarie, che in questi ultimi anni si sono impegnate nelle operazioni di salvataggio in misura sempre più rilevante. L’Unione europea ha il dovere di agire responsabilmente e onorare fino in fondo le proprie obbligazioni umanitarie nel Mediterraneo.

“Qualsiasi accordo che garantisca la sicurezza delle persone in pericolo in mare, e individui per loro un porto sicuro per lo sbarco, dovesse essere condiviso anche solo da un numero ristretto di stati membri, sarebbe un passo avanti molto importante rispetto alla paralisi attuale. Tuttavia, e con particolare riferimento all’accordo di Dublino, ciò non risolverebbe l’estrema urgenza di una profonda riforma del sistema europeo di asilo fondato su principi di solidarietà obbligatoria e responsabilità condivisa, che rappresenta l’unica strada percorribile per una soluzione di lungo periodo”.

Birgit Sippel, eurodeputata e coordinatrice S&D della commissione libertà civili, giustizia e affari interni, ha aggiunto:

“La situazione di stallo all’interno del Consiglio è inaccettabile. Ancora una volta, dobbiamo costatare che gli stati membri non sono in grado di trovare un accordo su alcun meccanismo di ricollocazione, e nemmeno su misure temporanee. Il fallimento del Consiglio è persino più deplorevole in quanto la rotta attraverso la quale i migranti vittima del naufragio stavano raggiungendo l’Europa, era già al vaglio e in fase di discussione.

“Dobbiamo immediatamente chiudere e dare una svolta a questo capitolo buio della politica europea di migrazione e asilo ed elaborare una soluzione europea che sostenga anche gli altri stati di frontiera come Grecia, Spagna e Cipro.

“Salvare vite umane è sia una questione morale, sia un obbligo legale. Le ONG non andrebbero criminalizzate e le loro navi non dovrebbero essere sequestrate; al contrario, meriterebbero il nostro plauso per il coraggio e l’audacia dei loro sforzi in mare. Ma questa enorme responsabilità civile non può essere delegata alle ONG, sono le autorità a doversene fare carico. Il modo migliore di salvare vite è seguire percorsi legali e sicuri, e sostenere le operazioni di evacuazione dalla Libia dell’UNHCR sarebbe già un passo importante nella giusta direzione.

“La notizia di ieri, purtroppo è il riflesso del blocco della riforma del sistema comune europeo d’asilo che da anni vediamo nel Consiglio”.

Eurodeputati coinvolti
Coordinatrice
Germania