Il Parlamento europeo oggi ha chiesto alla Commissione europea di avanzare delle proposte per un meccanismo UE di protezione della democrazia, dello stato di diritto e i diritti fondamentali. La richiesta rientra in una relazione sulla protezione dello stato di diritto e la lotta alla corruzione nell’Unione europea.

Il vicepresidente del Gruppo S&D, Josef Weidenholzer, responsabile della relazione, ha dichiarato:

“Negli ultimi due anni abbiamo assistito all’attivazione delle procedure da articolo 7 nei confronti di due stati membri, l’Ungheria e la Polonia. Questi rappresentano solo due degli esempi più seri e gravi di minaccia allo stato di diritto nell’Unione europea. Chiediamo da anni un meccanismo di supervisione della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti fondamentali. Abbiamo chiaramente bisogno di uno strumento obiettivo per monitorare la situazione in tutti gli stati membri e per assicurarci che questo tipo di problematiche siano affrontate in modo adeguato sin dalle prime avvisaglie.

“I giornalisti investigativi sono diventati bersaglio d’intimidazioni e aggressioni in maniera sempre crescente e due di loro sono stati persino assassinati per il lavoro che portavano avanti. Queste persone ricoprono un ruolo vitale nelle nostre società, nel portare allo scoperto pratiche scorrette e le responsabilità di coloro che detengono il potere. Il nostro Gruppo ha fatto pressione sull’UE perché si adoperi in misura maggiore per garantire che i giornalisti possano svolgere il proprio lavoro, liberi da minacce e intimidazioni.

“La lotta per la democrazia, lo stato di diritto e i diritti fondamentali sarà uno dei punti nodali in Parlamento al prossimo mandato. L’invio di delegazioni ad-hoc della commissione libertà civili, giustizia e affari interni, può rappresentare uno strumento importante per monitorare la situazione sul campo e lanciare il chiaro messaggio che l’Europa prenderà provvedimenti in qualsiasi Paese, dal momento che ci saranno in gioco i diritti fondamentali”.

Birgit Sippel, portavoce S&D per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, ha dichiarato:

“Ai leader nazionali piace parlare del proprio impegno nel difendere la democrazia e lo stato di diritto, ma quando si trovano davanti all’opportunità di fare qualcosa di concreto, spesso i fatti non rispecchiano le parole. Noi esortiamo i governi nazionali a smettere di ostacolare le procedure da articolo 7 contro i governi ungherese e polacco. L’UE ha bisogno di dimostrare che è in grado di agire quando le premesse democratiche di base dell’appartenenza all’Unione europea sono messe in discussione in uno stato membro.

“Fra noi c’è delusione per il tentativo degli europarlamentari di centrodestra del PPE di bloccare ogni riferimento ai governi polacco e ungherese in questa relazione. Questi due governi sono gli unici sottoposti a procedure per sostanziali e sistematiche violazioni dello stato di diritto, e il fatto che il PPE non voglia citarli, dimostra come il gruppo sia più concentrato a portare a casa punti politici a buon mercato anziché proteggere il nucleo dei valori democratici UE”.

Eurodeputati coinvolti
Coordinatrice
Germania