Al termine dell'Assemblea parlamentare paritetica svoltasi a Bruxelles tra i rappresentanti dei paesi dell'Unione europea, dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, il gruppo S&D ribadisce il proprio impegno a raggiungere un accordo post-Cotonou basato su un nuovo approccio in grado di affrontare le sfide comuni.

Sviluppo economico e culturale, crescita sostenibile e riduzione della povertà, stato di diritto e democrazia, flussi migratori e cambiamenti climatici: queste sono le questioni cruciali da affrontare in una cooperazione rafforzata e congiunta dopo il 2020. In occasione della Giornata mondiale dei rifugiati, il gruppo S&D insiste sul fatto che innalzando ulteriori barriere fisiche o mentali non risolveremo i numerosi problemi in gioco. Al contrario, sarà grazie al rafforzamento della cooperazione e allo sviluppo sostenibile che saremo in grado di sradicare le cause profonde.

La coordinatrice S&D dell’Assemblea parlamenttare ACP-Ue, l'eurodeputata Maria Arena dichiara:

“L'accordo di Cotonou e prima ancora l'accordo di Lomé hanno rappresentato un modo per i paesi europei di preservare i loro interessi nelle ex colonie. Dopo quasi 20 anni dell'accordo di Cotonou, l'Europa deve finalmente guardare al futuro delle sue relazioni con i paesi dell'Africa, del Pacifico e dei Caraibi (ACP), iniziando con un nuovo paradigma e un atteggiamento vincente.

“In primo luogo, sarà essenziale promuovere un quadro giuridico duraturo come riferimento comune per i prossimi anni di relazioni politiche, economiche e culturali tra l'Ue e i paesi ACP.

“I cambiamenti climatici, la migrazione e lo sviluppo sono alcune delle principali sfide che richiedono un’azione comune e congiunta dell'Europa e di tutti i paesi dell'Africa, del Pacifico e dei Caraibi. Come europei, dobbiamo lavorare sodo non solo per ridurre le nostre emissioni di gas serra, ma anche per impegnarci a sostenere i paesi ACP a procedere lungo un percorso di sviluppo sostenibile.

"Sulla migrazione, il nuovo accordo dovrebbe invertire completamente l'attuale approccio che guarda solo a come fermare gli africani che si imbarcano sulle coste europee. Dobbiamo facilitare la libera mobilità a due sensi, incoraggiata da scambi economici, culturali, turistici e politici. Non è costruendo un muro che controlleremo i flussi migratori. Al contrario, sarà grazie alla cooperazione e allo sviluppo.

“In sostanza, il nucleo centrale delle nostre future relazioni deve essere sullo sviluppo sostenibile. Lavoreremo per rendere l'aiuto allo sviluppo per i paesi ACP non più solo un'opzione. Deve essere un requisito vincolante il fatto che tutti i paesi europei finanzino adeguatamente il fondo di sviluppo ACP. Lavorando insieme, affronteremo le sfide del nostro futuro comune”.

La vicepresidente della delegazione all’Assemblea parlamentare ACP-Ue, l'eurodeputata S&D Cécile Kyenge afferma:

“I nuovi accordi tra l'Ue e i paesi ACP fanno parte della sfida della coesione globale. Nel nuovo accordo, la dimensione vincolante non deve essere solo mantenuta, ma anche rafforzata. Abbiamo sostenuto lo sviluppo dei paesi ACP attraverso il finanziamento e la logica dell'aiuto pubblico allo sviluppo. Dovremo apportare cambiamenti ora, per adattarli ai tempi presenti. Ciò è tanto più necessario da momento che l'Ue ha aperto altri strumenti di cooperazione con l'Africa. Ad esempio le iniziative sostenute dai fondi fiduciari e dal recente piano di investimenti esterni dell'Ue, che intende rendere più plurale il quadro degli attori dello sviluppo.

“Tuttavia, sarà necessario riaffermare il fatto che questi strumenti ci accompagnano nella lotta dell’Europa contro la povertà, che rimane l'obiettivo principale della cooperazione, non solo nei confronti dell'Africa, ma anche nel contesto globale, nel quadro dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

“Dovremmo anche rafforzare la dimensione parlamentare delle nostre relazioni, che è la garanzia democratica che dà ai nostri accordi la necessaria legittimità.

“Infine, ho insistito affinché lavorassimo per garantire l'attuazione delle nostre decisioni nelle assemblee nazionali, in modo che il lavoro che svolgiamo possa avere un impatto sulle politiche nazionali e sulla vita dei cittadini”.

Eurodeputati coinvolti
Membro
Belgio