Il gruppo S&D al Parlamento europeo continua a sostenere attivamente le aspirazioni dei paesi dei Balcani Occidentali per l’accesso all’Ue e le correlate riforme volte a rafforzare le istituzioni democratiche e lo stato di diritto. I Socialisti e Democratici europei chiedono alla Commissione europea e al Consiglio di mantenere l’impegno verso una politica di allargamento Ue ambiziosa al fine di sostenere il processo riformatore e rafforzare democrazia, stabilità e prosperità nei Balcani Occidentali. Non possiamo consentire che questo processo rallenti. Ci sono stati buoni progressi e l’adozione di pezzi importante di legislazione in diversi paesi candidati, ma adesso bisogna concentrarsi sull’attuazione delle riforme.

In occasione della presentazione del pacchetto sull’allargamento della Commissione europea, il gruppo S&D ha ospitato sindacati e partiti della stessa famiglia politica e provenienti dai Balcani Occidentali per discutere delle sfide attuali riguardanti il processo di adesione e la situazione interna nei paesi candidati. I partecipanti hanno sottolineato la dimensione sociale del processo di allargamento, il quale deve garantire migliori standard sociali e lavori decenti per tutti.

Il vicepresidente S&D Knut Fleckenstein, che è anche relatore permanente del Parlamento europeo sull’Albania e uno dei tre mediatori del Parlamento per la crisi nell’ex repubblica jugoslava di Macedonia, afferma:

"Il gruppo S&D è sempre stato impegnato a favore di una politica attiva, credibile e progressista di allargamento. Mai come oggi, serve un impegno dell’Ue verso l’allargamento.

"Questo luglio, il Parlamento albanese ha approvato dei fondamentali emendamenti costituzionali che aprono la strada a una riforma della giustizia ambiziosa e completa. Accolgo con favore il fatto che la Commissione europea abbia riconosciuto questi importanti traguardi raccomandando l’apertura di negoziati per l’accesso e invitando l’Albania a continuare sulla strada dell’attuazione di queste riforme, specialmente con un controllo accurato della sua magistratura.

"Per quel che riguarda l’ex repubblica jugoslava di Macedonia, le prossime elezioni dell’11 dicembre e il completamento delle cosiddette Priorità di riforma urgenti mostreranno se il Paese puo’ tornare sul percorso di adesione all’Ue. I tentativi di minare alla base il lavoro del Procuratore speciale, nominato per indagare sulle intercettazioni telefoniche di massa condotte illegalmente che hanno portato all’attuale crisi economica, devono finire”.

La vicepresidente S&D Tanja Fajon aggiunge:

"E’ assolutamente vitale per i Balcani occidentali e per l’Ue che l’allargamento continui. Senza un chiaro impegno da entrambe le parti, temiamo scenari pericolosi di destabilizzazione. Servono le riforme, con urgenza. Serbia e Kosovo devono riavviare il dialogo sulla normalizzazione dei rapporti tra i due paese e portare energia fresca e sincera nel processo. I politici responsabili devono comprendere che le riforme sono necessarie per una migliore vita dei cittadini, per un lavoro più efficiente delle istituzioni, per evitare la fuga dei cervelli e per costruire una società libera dalla corruzione”.

"La Serbia deve velocizzare le riforme sullo stato di diritto, includendo la lotta alla corruzione, il rafforzamento della democrazia e la libertà di espressione. Cambiare la retorica è necessario, in tutto il processo di adesione. Bisogna far capire ai cittadini che il processo di allargamento porta risultati tangibili. Spero che il Kosovo possa entrare presto un regime di liberalizzazione dei visti una volta che saranno soddisfatte le restanti condizioni. L’Ue deve concentrarsi di più sulla necessità di discutere sul futuro della Bosnia Erzegovina e sul migliore funzionamento delle sue istituzioni.

"Chiedo a tutti i leader dei Balcani occidentali di evitare di usare retoriche nazionaliste e di giocare la carta etnica. E’ ora di assumere decisioni coraggiose, attuando le riforme e facendo sforzi comuni. I cittadini dei paesi dei Balcani occidentali meritano come minimo questo. La responsabilità è nelle mani dei leader dei Balcani occidentali”.