Alla notizia della decisione dei ministri dell’economia e delle finanze dell’Unione europea di aggiornare la blacklist Ue dei paradisi fiscali, l’eurodeputato S&D Pedro Marques, portavoce del Gruppo in materia di fisco, ha commentato:

“Sono rimasto letteralmente scioccato quando ho appreso che oggi i ministri dell’Unione hanno escluso le Cayman dalla lista nera Ue dei paradisi fiscali. Le Isole Cayman sono tra le teste di serie della corsa al ribasso in fatto di aliquote fiscali pari a zero, che scaricano le grandi compagnie e i super ricchi da qualsiasi responsabilità di versare la propria giusta quota di contributo fiscale. È evidente che i criteri di definizione della lista nera dei paradisi fiscali non funzionano, in quanto non solo escludono alcuni dei più famigerati paradisi fiscali del mondo come la Svizzera, Hong Kong e Jersey, ma non prevedono neanche un criterio come un’aliquota d’imposizione fiscale minima effettiva, il che permette a paradisi fiscali noti a tutti come le Isole Cayman, di sfuggire alla rete dei controlli.

“Nella commissione sul fisco di recente istituzione, faremo nostra la priorità di proporre una revisione dei criteri per la definizione della lista nera dei paradisi fiscali. La decisione relativa alle Isole Cayman, dimostra che dobbiamo inserire degli indicatori economici più puntuali per aiutarci a identificare i Paesi da considerare paradisi fiscali, come un’aliquota fiscale minima effettiva.

“In questo momento la procedura manca di trasparenza. Il Gruppo codice di condotta, responsabile dell’osservazione e del controllo dei paradisi fiscali, lavora a porte chiuse e i documenti disponibili per la consultazione pubblica sono davvero pochi. Così non va e deve cambiare.

“Per avere un effetto deterrente incisivo, dobbiamo prevedere sanzioni per i paradisi fiscali.

“Vorremmo estendere la procedura di controllo anche ai Paesi Ue. Persino con questi criteri così deboli, vi sarebbero Paesi Ue che, se non fossero esenti dal processo di controllo, rientrerebbero a pieno titolo nella lista nera. Solo se mettiamo ordine in casa nostra potremo essere attori credibili e leader in materia di giustizia fiscale.

“I nostri cittadini stanno pagando un prezzo troppo salato per ogni paradiso fiscale che sfugge al controllo e non viene chiuso. Ora più che mai, dobbiamo intercettare ogni risorsa, ogni fonte d’entrata dovuta, per restituirla allo scopo di stimolare la ripresa economica e investire in scuole e ospedali. È il momento di tradurre la lista nera Ue dei paradisi fiscali in uno strumento efficace di lotta all’evasione fiscale”.

Nota agli editori:

Oggi, i ministri dell’economia e delle finanze hanno pubblicato una revisione ufficiale della lista Ue dei Paesi ritenuti non cooperativi.

Nel 2017, l’Ue ha pubblicato la prima lista nera e una lista “grigia” dei paradisi fiscali, conosciute ufficialmente come le liste Ue delle giurisdizioni non cooperative ai fini fiscali. Gli stati membri, riuniti in un gruppo segreto di esperti governativi denominato Gruppo codice di condotta per la tassazione delle imprese, hanno redatto queste liste sulla base di tre criteri: trasparenza, giusta tassazione e impegno nell’applicazione del pacchetto di misure anti-BEPS (erosione della base imponibile e trasferimenti di profitti). I Paesi che non soddisfano anche solo uno di questi tre criteri finiscono nella black list (ufficialmente Allegato I), a meno che non si assumano l’impegno d’implementare riforme per sanare la situazione, nel qual caso sono inseriti in una lista grigia (conosciuta come allegato II).  

Eurodeputati coinvolti
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Portogallo
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