A seguito del voto di oggi in commissione agricoltura del Parlamento europeo sul Piano normativo strategico della PAC, la Politica agricola comune, il Gruppo S&D ha posto in luce i limiti della bozza di relazione sostenuta da una maggioranza liberal conservatrice che, in termini di sostenibilità e protezione ambientale, dimostra persino meno ambizione della proposta avanzata dalla Commissione. 

La relatrice ombra per il Piano normativo strategico della PAC Maria Noichl, membro dei Socialisti e Democratici, ha dichiarato: 

“Questa proposta proviene da un commissario conservatore ed è stata persino peggiorata da una maggioranza liberal conservatrice all’interno della commissione agricoltura, nonostante gli sforzi per renderla più progressista compiuti dal Gruppo S&D e altri durante le settimane di negoziato.

“Siamo riusciti a raggiungere un compromesso su più di cento emendamenti, ma c’è un nodo fondamentale che non riusciamo a sciogliere e di cui non siamo soddisfatti, con particolare riferimento al riconoscimento del lavoro degli agricoltori che adottano sistemi di coltivazione e distribuzione sostenibile. Per noi è chiaro che i cittadini vogliano vedere dei cambiamenti sul campo in Europa, dati da una PAC più sostenibile e rispettosa degli animali, che distribuisca il denaro pubblico fra i contribuenti. Sfortunatamente, il PPE e ALDE  la vedono diversamente e hanno fatto in modo di mettere in discussione le obbligazioni ambientali degli agricoltori. Il testo attuale è persino al di sotto delle aspettative ambientali della Commissione europea.

“Il Gruppo S&D è stato chiaro nel dire che ai pagamenti di base, effettuati senza un controllo delle necessità economiche dei destinatari, dovrebbe essere posto un tetto inferiore per garantire un approccio più equo. Il Gruppo si vuole assicurare che il denaro pubblico arrivi a chi ne ha realmente bisogno e sia utilizzato per incoraggiare la distribuzione del bene pubblico.

“Noi vogliamo un livello più alto di finanziamento per quelle misure volte a distribuire il bene pubblico, specialmente gli Eco-Schemes, ma il PPE e il Partito dei conservatori e riformisti europei (ECR) non erano interessati”.  

Il coordinatore S&D nella commissione agricoltura, Nicola Caputo, ha aggiunto: 

“La nuova PAC dovrebbe porre al centro i produttori sostenibili e incentivare i giovani agricoltori a intraprendere il mestiere. Queste dovrebbero essere le nostre priorità.

Le piccole aziende agricole stanno morendo, le grandi sono in crescita, e l’UE ha perso quasi il 30% delle proprie fattorie dal 2003. La perdita di un numero così importante di piccole fattorie, significa che il 72% di tutto il bestiame e dei prodotti agricoli europei proviene da grandi allevamenti e aziende non sostenibili dal punto di vista ambientale. La PAC ha assecondato questa tendenza. Con la riforma della PAC, il Gruppo S&D ha provato a invertirla e ad arginare l’espansione di questo modello intensivo di agricoltura voluto dal PPE e dall’ECR, in particolare ponendo un tetto massimo per i pagamenti alle grandi aziende agricole a 60.000 euro e ridistribuendo quanto risparmiato alle piccole aziende.

“Ai governi potrebbe piacere l’idea di avere maggiore voce in capitolo a livello nazionale attraverso i piani nazionali, ma questo nel lungo periodo potrebbe erodere l’approccio comune e il non avere una cornice condivisa chiara potrebbe tradursi in un danno per l’agricoltura europea nel complesso. Il Parlamento europeo dovrà assicurarsi che questo carattere comune sia mantenuto nell’ambito dei prossimi negoziati. Gli stati membri nel prossimo parlamento saranno parte attiva delle negoziazioni e noi dovremo svolgere un ruolo di primo piano in queste discussioni nel far prevalere la visione dell’ala progressista dell’Assemblea”. 

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