Protezione dei diritti dei cittadini
Protest fight woman
I diritti familiari transfrontalieri devono essere garantiti in tutta l’UE

Nessun bambino dovrebbe essere discriminato per il modo in cui è nato o per il tipo di famiglia in cui è nato. Attualmente, la stessa famiglia in diversi Stati membri può essere soggetta a leggi diverse per determinare la filiazione di un bambino. Ciò significa che i figli possono perdere i loro genitori, dal punto di vista legale, quando entrano in un altro paese. I S&D si impegnano a garantire che una volta stabilita una relazione parentale in un paese dell’UE, questa debba essere riconosciuta in tutti i paesi dell’Unione.

Dobbiamo proteggere la libertà di espressione e di informazione dei giornalisti

Si tratta di elementi essenziale per il corretto funzionamento delle nostre società democratiche e per il rispetto dello Stato di diritto. Chiunque compia azioni di partecipazione pubblica, ad esempio articoli di cronaca, inchieste giornalistiche o proteste pacifiche, deve poterlo fare senza temere intimidazioni o molestie. Dobbiamo proteggere i diritti fondamentali di espressione, informazione e associazione in tutta l’UE. Per garantire ciò, è necessario attuare una direttiva che introduca misure di protezione per coloro che parlano di questioni di interesse pubblico, come i giornalisti.

I diritti dei lavoratori devono essere riconosciuti in tutta l’UE

La libertà di circolazione dei lavoratori nell’UE è una libertà fondamentale e parte integrante del successo del mercato interno, mentre la libera circolazione dei servizi non deve compromettere i diritti dei lavoratori e i diritti sociali. Tuttavia, ci sono ancora datori di lavoro senza scrupoli, agenzie di selezione del personale fraudolente e intermediari del mercato del lavoro poco affidabili che cercano scappatoie legali per sfruttare i lavoratori mobili. Per tutelare i diritti di oltre 1,7 milioni di lavoratori mobili nell’UE, dobbiamo rafforzare il mandato dell’Autorità europea del lavoro (ELA) per facilitare l’applicazione della legislazione dell’Unione e garantire una mobilità equa, nonché insistere per la revisione della direttiva sulle agenzie di lavoro temporaneo in modo da porre fine agli intermediari del mercato del lavoro e alle agenzie di lavoro temporaneo che non rispettano la legislazione dell’Unione. Chiediamo l’introduzione di un pass europeo per la sicurezza sociale (ESSPASS), già promesso dalla Commissione europea nel 2018, come strumento di applicazione a livello di Unione per coordinare la previdenza sociale e garantire un’equa mobilità dei lavoratori.

Le qualifiche e i diplomi devono essere automaticamente riconosciuti in tutti i paesi dell’UE

Vogliamo realizzare un’istruzione di qualità inclusiva, accessibile e conveniente per tutti, in ogni momento della propria vita. Dobbiamo essere in grado di muoverci liberamente nell’Unione senza temere che la nostra istruzione, formazione o esperienza lavorativa non sia riconosciuta oltre i confini degli Stati membri. Tuttavia, l’abbandono scolastico è ancora una realtà in diversi paesi; mancano percorsi di apprendimento flessibili e modulari per gli studenti di tutte le età e il riconoscimento dei diplomi e delle esperienze di apprendimento in Europa non è ancora automatico. Lo Spazio europeo dell’istruzione mira a colmare queste lacune: è necessario che diventi una realtà entro il 2025. 

Inoltre, le politiche educative dovrebbero affrontare in via prioritaria le disuguaglianze sociali esacerbate dai lockdown imposti dalla pandemia di Covid-19, che ha impedito a molti bambini provenienti da aree remote e da famiglie meno equipaggiate di accedere a un’istruzione di qualità, e fare luce sul disagio mentale che alcuni giovani studenti stanno affrontando.

Il diritto di voto deve essere accessibile in tutti gli Stati membri dell’UE

Rendere il voto alle elezioni europee più accessibile ai cittadini europei non nazionali (i cosiddetti «cittadini mobili») è una priorità assoluta per aumentare la loro partecipazione alle elezioni e garantire il principio di non discriminazione, considerando che più di 17 milioni di cittadini dell’UE attualmente vivono o lavorano all’estero, secondo la Commissione europea.