Il gruppo S&D critica fortemente la decisione presa dal presidente Rodrigo Duterte di ritirare le Filippine dalla Corte penale internazionale (CPI). Non c'è dubbio che questa decisione (presa dopo che la CPI ha aperto un'inchiesta sulla brutale guerra alla droga di Duterte) non faccia altro che confermare la paura del presidente filippino di dover rispondere delle sue azioni.

 

Elena Valenciano, vicepresidente S&D per gli affari esteri e i diritti umani, dichiara:

“L'annuncio da parte del presidente delle Filippine di abbandonare la Corte penale internazionale conferma la sua assoluta mancanza di rispetto per il diritto internazionale, la legge penale del suo paese e qualsiasi regola di civiltà. La campagna antidroga di Duterte è già responsabile di 4.000 persone uccide dalla polizia e 7.000 uccise da civili. Si tratta di vere e proprie esecuzioni sommarie senza quelle garanzie che dovrebbero esserci in uno stato di diritto”.

 

Il vicepresidente del gruppo S&D per gli affari esteri, Victor Boştinaru aggiunge:
“L'annuncio del presidente Duterte è estremamente preoccupante e va verificata la legittimità di ritirare il paese dal tribunale senza il consenso del Senato delle Filippine. A ogni modo, questa decisione non fermerà le indagini da parte della CPI sulla guerra contro la droga del presidente Duterte. Se non fosse cosi', si priverebbe le Filippine di una fondamentale salvaguardia dei diritti umani: la CPI deve essere nelle condizioni di continuare il suo lavoro e il presidente Duterte dovrà rispondere delle sue azioni qualora venisse confermata l'accusa di crimini contro l'umanità”.

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