Nell’intervento che precede il lancio della fase consultiva sul lavoro delle piattaforme da parte del Commissario Nicolas Schmit, i Socialisti e Democratici al Parlamento europeo chiedono che ai lavoratori delle piattaforme sia riconosciuto lo status di dipendente, con tutti i diritti che ne derivano in termini di retribuzione, imposte sui redditi, previdenza sociale e sanitaria, diritti sindacali e contrattazione collettiva.

Elisabetta Gualmini, eurodeputata S&D e relatrice ombre, ha dichiarato:

“È talmente semplice: con un solo click sul tuo telefono puoi avere il cibo che preferisci consegnato sull’uscio di casa, un’auto per portarti ovunque o una persona che pulisca e metta in ordine casa tua. Ci sono però persone che stanno pagando un prezzo troppo alto per questa nuova comodità. Gli autisti di Uber, gli addetti alle pulizie di Helpling o i ciclisti di Deliveroo sono privati di salari giusti, di previdenza sociale o congedi retribuiti. Queste forme di lavoro autonomo fittizio, scaricano tutti gli oneri sui lavoratori contemporanei, senza alcuna garanzia di reddito. Alcune delle compagnie più ricche del pianeta, scaricano di fatto il rischio d’impresa sui lavoratori e sui contribuenti. Se gli autisti di Uber non hanno clienti, devono comunque pagare la bolletta del gas. Se i fattorini di Deliveroo hanno un incidente sul lavoro in bici, si trovano senza indennità di malattia. Inoltre, le imprese tradizionali che garantiscono piena protezione sociale e retribuzioni giuste e dignitose, devono fare i conti con la concorrenza sleale delle piattaforme che lucrano anche attraverso queste forme di dumping sociale.

“È positivo che la Commissione abbia riconosciuto l’attualità e l’importanza di questo tema e si sia impegnata a presentare una proposta legislativa entro la fine di quest’anno.

Agnes Jongerius, eurodeputata e portavoce S&D in materia d’occupazione e affari sociali, ha dichiarato:

“I lavoratori delle piattaforme e i loro sindacati hanno scioperato, avviato cause legali, e vinto in tutta Europa. Non più tardi della settimana scorsa, in Olanda, il tribunale ha stabilito che i rider di Deliveroo sono dipendenti. Noi dobbiamo difendere i lavoratori delle piattaforme dall’inizio, e dipanare la coltre di fumo dietro la quale si sono confuse fino ad oggi.

“Per cambiare le regole del gioco della gig economy, anzitutto i lavoratori delle piattaforme devono essere considerati dipendenti. Il nostro obiettivo è capovolgere l’onere della prova. Si deve dare per scontato che l’instaurazione di un rapporto di lavoro con una piattaforma produca tutti i diritti standard dei lavoratori e previdenziali, e dovrebbe spettare quindi alle piattaforme dimostrare il contrario.

“La rivoluzione digitale porta con sé molti vantaggi come maggior flessibilità e il lavoro da casa. Ma allo stesso tempo, la dirompenza di quest’innovazione sta scuotendo alle fondamenta i modelli di produzione, le strutture del lavoro, le vendite, le relazioni col cliente. Per garantire che il progresso tecnologico si traduca in un reale progresso sociale per tutti, dobbiamo approvare leggi che garantiscano ai lavoratori delle piattaforme gli stessi diritti di qualsiasi altro lavoratore e che le piattaforme seguano le stesse regole delle altre società. È tempo di rafforzare i diritti dei lavoratori nell’era digitale. Se non ci assumiamo la responsabilità di proteggere le persone più vulnerabili nell’economia di oggi, rischiamo una precarizzazione di altri settori in quella di domani”.

Note:

Scopri di più sulla nostra agenda per sociale per il lavoro digitale cliccando qui.

I lavoratori delle piattaforme usano un’app, come nel caso di Uber, o un sito web, come nel caso di Amazon Turk o Helpling, per offrire ai clienti servizi a pagamento. Il lavoro nelle piattaforme è presentato da molte di queste come una forma di lavoro non convenzionale. Quindi, le condizioni di lavoro non rientrano nelle normative standard sul lavoro e nelle contrattazioni collettive, il che lascia molti lavoratori in uno stato di scarsa o nulla protezione sociale rispetto ai lavoratori offline, e crea condizioni di concorrenza sleale tra le imprese della gig economy e quelle tradizionali, a svantaggio di quest’ultime.

La relazione EMPL dal titolo “Condizioni di lavoro giuste, diritti e protezione sociale per i lavoratori delle piattaforme – Nuove forme di occupazione legate allo sviluppo digitale (INI)”, è in programma per il 14 e 15 giugno in commissione occupazione. Alla fine del 2021 ci si attende una proposta della Commissione europea per il “Miglioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori delle piattaforme”.

Eurodeputati coinvolti
Vicepresidente
Italia
Capo delegazione
Coordinatrice
Paesi Bassi
Contatto/i stampa S&D