Durante la sessione di mercoledì i Socialisti e Democratici hanno difeso in sede di voto la propria posizione su un sistema di risorse proprie in bilancio, per coadiuvare il finanziamento del Piano per la ripresa. Il Parlamento sta chiedendo un calendario vincolante, a partire dal 1° gennaio 2021, per l’adozione di queste nuove voci a bilancio. I deputati del Parlamento ritengono che agli stati membri debba essere dato il tempo necessario a completare la lunga procedura di ratificazione prima del lancio del Piano per la ripresa entro il 2021.

Elisabetta Gualmini, portavoce S&D sul tema delle risorse proprie dell’Unione, ha dichiarato:

“Il buco finanziario di 12 miliardi di euro annui generato dall’uscita del Regno Unito, associato all’emergenza di criticità come il COVID-19, il cambiamento climatico, l’instabilità dei territori vicini o confinanti con l’Unione, e l’urgenza di finanziare adeguatamente lo strumento Next Generation EU negli anni a venire, rende l’esigenza di trovare nuove risorse persino più pressante.

“Grazie ai nostri negoziati incessanti, i gruppi politici del Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo storico su un pacchetto di proposte ambiziose, ma pienamente alla nostra portata, per la raccolta di risorse attraverso una Tassa sulle transazioni finanziarie, una Tassa sui servizi digitali, un Meccanismo di adeguamento dei limiti di emissione del carbonio, ma anche mediante l’estensione del Sistema di scambio delle emissioni, un’imposta comune consolidata per le società e un contributo sugli imballaggi plastici non riciclati. Ma non si tratta di una lista chiusa, e come deciso in commissione bilancio, possono essere aggiunte altre iniziative come ad esempio un’imposta sul Mercato Unico per le grandi multinazionali che beneficiano dei vantaggi legati alla possibilità di operare nel Mercato Unico”.

Eider Gardiazabal, portavoce S&D in materia di bilancio, ha aggiunto:

“L’idea che le nuove risorse debbano essere generate dall’implementazione di politiche che i singoli stati membri non possono perseguire autonomamente, ha sempre fatto parte della visione del Gruppo S&D e del Parlamento. Mi riferisco ad esempio ad azioni a livello europeo per far sì che i ricchi evasori, gli speculatori e i grandi inquinatori paghino per i danni prodotti alla società e all’ambiente. In altre parole, le nuove risorse proprie dell’Ue, dovrebbero essere raccolte sulla base di obiettivi politici legati a doppio filo con l’implementazione del Green Deal, di un mercato interno più equilibrato e della trasformazione digitale. Questo tipo di approccio dovrebbe consentire di trasferire parte del peso fiscale, dai cittadini alle grandi multinazionali. Inoltre, stiamo chiedendo l’impegno a definire entro il 1°gennaio 2021, un calendario la cui natura legalmente vincolante sia legittimata da un Accordo interistituzionale, che scandisca l’introduzione di nuove risorse proprie in un arco temporale compreso fra il 2021 e il 2028 al più tardi.

Eric Andrieu, vicepresidente S&D responsabile per il bilancio, ha commentato:

“Nella fase emergenziale nella quale ci troviamo, causata dal COVID-19 e dagli effetti sull’economia dell’Unione, il Consiglio europeo ritiene che tassare la plastica, il digitale e la compensazione delle emissioni sia sufficiente sia dal punto di vista politico, sia finanziario. Ma non c’è nulla di più sbagliato. Dobbiamo difendere l’idea di un’imposta comune consolidata sulla base imponibile delle società, una tassa sui servizi digitali, una tassa sulle transazioni finanziarie, una tassa sulla plastica non riciclata e un adeguato Sistema di scambio delle emissioni.

“Con l’emergere di sfide sempre più critiche e l’assottigliarsi delle risorse a disposizione, l’Ue ha bisogno di rafforzare il proprio bilancio attraverso nuove fonti. L’alternativa sarebbe alzare la quota di PIL versata come contributo dagli stati membri, il che si tradurrebbe in più tasse per i cittadini.

“Il Piano per la ripresa porterà beneficio a tutte le economie Ue interdipendenti; è una soluzione a vantaggio di tutti, uno sforzo comune. Trattamenti speciali come sconti o riduzioni di alcuni contributi nazionali al bilancio europeo non sono né moralmente accettabili, né legalmente giustificabili dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione”.

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