Oggi a Bruxelles si sta svolgendo la conferenza Ue-Nazioni Unite sulla Siria e i Socialisti e Democratici esortano gli stati membri ad assumere impegni ambiziosi per il riconoscimento imparziale di aiuti umanitari alla popolazione siriana in stato di necessità, attraverso le agenzie delle Nazioni Unite e le organizzazioni della società civile. Allo stesso tempo, il Gruppo S&D ribadisce che il processo politico per la Siria guidato dall’Onu, con l’inclusione di tutti i segmenti della popolazione, è l’unica strada per porre fine a questa guerra decennale. È necessario dare inizio a un percorso di ricostruzione al più presto possibile, ma non prima di aver raggiunto un’intesa politica in merito.

Kati Piri, vicepresidente S&D responsabile degli affari esteri, ha dichiarato:

“Sebbene la Siria sia scomparsa dalle priorità assolute in questo momento storico, il conflitto è ben lungi dal considerarsi concluso. Si possono apprezzare solo piccoli miglioramenti delle condizioni di vita di milioni di siriani sfollati all’interno del Paese o all’estero. La pandemia COVID-19 e il collasso dell’economia siriana sottopongono 9,3 milioni di siriani a una severa insicurezza alimentare.

“Accogliamo positivamente la conferenza di Bruxelles e chiediamo agli stati membri di alzare il livello del proprio sostegno finanziario sia per i siriani che vivono ancora nel Paese, sia per coloro che hanno trovato rifugio negli stati confinanti e vicini quali Libano, Giordania, Turchia Egitto e Iraq. L’assegnazione degli aiuti umanitari deve essere neutrale, imparziale e indipendente dall’organizzazione sul territorio che li riceverà, così come essere soggetta a rigide linee guida per le aree sotto il controllo del regime. Chiediamo urgentemente che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e la Russia e la Cina in particolare, garantiscano la continuità o il rinnovo dell’apertura di tutti e quattro i corridoi per scopi umanitari.

“Ma gli aiuti umanitari non bastano. Spero che la Conferenza sia un’opportunità per dare nuovo slancio al processo condotto dalle Nazioni Unite per trovare una soluzione politica per la Siria. Dopo la palese violazione delle leggi umanitarie internazionali e dei diritti umani, compresa la sanità, gli attori e i servizi sanitari, non possiamo permettere siano il regime di Assad e i suoi alleati esterni quali Russia e Iran, a decidere del futuro del Paese. La Turchia deve interrompere e invertire il processo di occupazione illegale de facto della Siria settentrionale. Un governo rappresentativo in Siria, che rispecchi l’intera società, compresa la minoranza curda, è l’unica strada per la stabilità di lungo periodo del Paese. Una volta raggiunta un’intesa sulla transizione politica sotto la supervisione dalle Nazioni Unite, l’Ue dovrebbe essere pronta a fornire immediatamente alla Siria sostanziale assistenza nella ricostruzione”.

Isabel Santos, relatore ombra S&D sulla Siria, presidente della delegazione del Parlamento europeo nei Paesi del Mashreq, ha aggiunto:

“Quasi 10 anni di guerra, cinquecentomila morti, sei milioni di rifugiati siriani sfollati all’estero e sei milioni di sfollati all’interno del Paese, che vivono in condizioni estremamente precarie. La Conferenza di Bruxelles deve essere un’opportunità per l’Unione europea per dimostrare che la comunità internazionale è schierata a fianco della Siria.

“Con più di venti miliardi di euro di aiuti umanitari per i siriani dal 2011, l’Unione europea e i suoi membri sono stati di gran lunga i maggiori donatori, e non dobbiamo avere timore di affermarlo chiaramente. Allo stesso tempo dobbiamo contrastare le campagne di disinformazione straniera che intendono diffondere l’idea che le sanzioni dell’Ue contro il regime di Assad invece stiano colpendo la popolazione.

“L’Ue non dovrebbe mai interrompere i propri sforzi diplomatici per porre fine alla guerra, con un accordo sostenibile, in linea con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il regime di Assad deve assumersi le responsabilità delle proprie azioni, lo dobbiamo alle vittime degli orrori indicibili perpetrati in questi anni di guerra. Tutti i responsabili di crimini di guerra, di violazioni dei diritti umani e dell’utilizzo di armi bandite a livello internazionale, devono essere consegnati alla giustizia”.

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