Su iniziativa dei Socialisti e Democratici il Parlamento europeo oggi ha discusso delle violazioni dei diritti dei lavoratori in Serbia, nello specifico sui lavori forzati all’interno della fabbrica cinese di pneumatici Linglong. Ci sono state gravi denunce in merito alle condizioni disumane di lavoro di 500 lavoratori vietnamiti, probabili vittime di tratta di essere umani.

La risoluzione, che dovrebbe essere adottata nella tarda giornata di oggi, intima alle autorità serbe di garantire i diritti dei lavoratori e migliorare l’allineamento al diritto del lavoro Ue. Si esprime profonda preoccupazione anche per la corruzione, l’inosservanza dello Stato di diritto, la generale mancanza di trasparenza e di valutazioni dell’impatto ambientale e sociale dei progetti infrastrutturali che ricevono molti investimenti e prestiti cinesi, e il flusso di denaro proveniente da multinazionali come Rio Tinto.

Il documento esorta anche le autorità serbe a intervenire in modo adeguato sull’escalation di violenza degli estremisti e degli hooligan contro le dimostrazioni degli attivisti pacifici per l’ambiente e della società civile.

Tonino Picula, eurodeputato S&D e portavoce per gli affari esteri, ha dichiarato:

“È vergognoso che si debba parlare di condizioni di lavoro da schiavitù e tratta di esseri umani in un Paese che aspira a entrare nell’Unione. Ironia della sorte, proprio questa settimana abbiamo aperto il cosiddetto ‘Green Cluster’ dei negoziati d’accesso con la Serbia, compreso il capitolo relativo all’ambiente, a solo pochi giorni dalla massiccia protesta in Serbia contro la proposta legislativa del governo che avrebbe messo a rischio l’ambiente e la salute dei cittadini.

“La resistenza civile ha portato al ritiro della legge, ma purtroppo manca totalmente una risposta della Commissione europea e del Consiglio. Al contrario, la Serbia è stata ricompensata con l’apertura di un nuovo capitolo di negoziati, un Paese in cui sono chiari i segnali di regresso in materia di Stato di diritto. Questo è un messaggio negativo per tutti i Paesi dei Balcani Occidentali che non hanno avuto lo stesso trattamento e per i quali non è ancora stato aperto alcun negoziato.

“Altro motivo di preoccupazione per noi è il murale del criminale di guerra condannato Ratko Mladić a Belgrado, che le autorità non hanno mai voluto rimuovere definitivamente. Noi chiediamo che le autorità approfondiscano sul ruolo dei gruppi di hooligan e i loro legami con la polizia per gli incidenti avvenuti durante la protesta degli attivisti contro il murale”.

Demetris Papadakis, eurodeputato S&D e negoziatore della risoluzione sulla Serbia, ha aggiunto:

“Le condizioni di lavoro nella fabbrica di pneumatici Linglong, come denunciato dalle ONG e i media, sono disumane: nessuna retribuzione, nessun passaporto e niente acqua calda. Questa situazione deve trovare immediatamente una soluzione. Noi chiediamo alle autorità serbe di investigare accuratamente sul caso Linglong e garantire il rispetto dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori in fabbrica. Le conclusioni di queste investigazioni dovrebbero essere condivise con l’Ue e i responsabili perseguiti in termini di legge. Violazioni di questa stregua non sono accettabili in un Paese che aspira a far parte dell’Ue.

“Dobbiamo però congratularci con la società civile serba e gli attivisti per l’ambiente per il raggiungimento di alcuni degli obiettivi che hanno dato vita alla protesta: il ritiro della legge sull’espropriazione e la promessa di pubblica consultazione. Questo dimostra che l’attivismo paga. Il governo e il parlamento dovranno riflettere attentamente in futuro quando si tratterà di approvare leggi in modo affrettato. La Serbia è parte dell’Europa, ma per spianare la strada che la conduce a entrare nell’Unione la Serbia deve aderire, sostenere e difendere i valori di rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e dei diritti umani”.

Eurodeputati coinvolti
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Capo delegazione
Membro
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