Oggi il Parlamento europeo discuterà delle rivelazioni sulle spregiudicate pratiche di lobbying di Uber, che aprono uno squarcio sulle attività di lobbying delle piattaforme digitali più in generale*. Questo dibattito deve essere un'altra occasione per denunciare inequivocabilmente le losche offensive lobbistiche di Uber e di altre aziende digitali. È anche un monito che ci ricorda che dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per prevenire tali pratiche in futuro e proteggere i lavoratori dagli abusi dei giganti del web.

Abbiamo la possibilità di compiere un passo storico verso questo obiettivo unendo le forze per sostenere l'ambiziosa posizione del Parlamento sull’epocale legislazione europea a difesa dei lavoratori delle piattaforme. L'obiettivo è quello di migliorare in modo significativo i diritti sociali e sindacali dei lavoratori per le piattaforme come Deliveroo, Helpling, Uber e simili. Allo stesso tempo, mira a proteggere i veri lavoratori autonomi e i "buoni" datori di lavoro. 

Elisabetta Gualmini, eurodeputata e relatrice del Parlamento europeo sulla nuova legislazione UE per il miglioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori della gig economy, ha dichiarato:

“Le rivelazioni su Uber hanno portato alla luce un'offensiva lobbistica di una piattaforma digitale che ha utilizzato tutti i mezzi per contrastare le proposte legislative che potevano minacciare il suo modello economico basato su pratiche dubbie e di sfruttamento. Possiamo essere sicuri che non ci siano più interferenze e pressioni di questo tipo da parte delle grandi aziende digitali? Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per impedire queste pratiche tossiche e per proteggere i lavoratori.

Per questo motivo dobbiamo unire le forze per garantire l'accordo storico ed equilibrato raggiunto lo scorso dicembre dalla Commissione per l'occupazione del Parlamento europeo, nonostante le enormi pressioni esercitate dalle piattaforme. Non dobbiamo cedere al lobbismo aggressivo di queste grandi aziende. Dobbiamo garantire una corretta classificazione dell'occupazione, basata sulle effettive condizioni di lavoro e sulla trasparenza degli algoritmi che non possono rimanere scatole nere inviolabili. I sindacati e i rappresentanti dei lavoratori devono poter contrattare collettivamente le condizioni di lavoro della piattaforma. L'onere della prova sullo status occupazionale deve ricadere sulle piattaforme.”

Agnes Jongerius, eurodeputata e portavoce S&D per l'occupazione e i diritti sociali, ha dichiarato:

“Le rivelazioni scioccanti sui metodi di Uber di calpestare i diritti dei lavoratori per aumentare i profitti includono informazioni sul coinvolgimento dell'azienda per influenzare alcuni governi a creare una terza categoria di lavoratori: lavoratori autonomi senza diritti e senza libertà, alla mercé delle piattaforme digitali.” L'azienda ha investito pesantemente in un'aggressiva attività di lobbying a tutti i livelli. Esorto i miei colleghi di questo Parlamento a non cedere al lobbismo aggressivo delle piattaforme digitali. Invito tutti a sostenere la nostra ambiziosa presa di posizione sulla nuova legislazione per proteggere i lavoratori della gig economy da abusi e sfruttamento.

Siamo stati la forza trainante che si è battuta per l'approvazione di leggi europee volte a tutelare meglio i lavoratori delle piattaforme. Ogni lavoratore detiene diritti lavorativi e sociali: retribuzione equa, previdenza sociale, congedi per malattia e partecipazione alla contrattazione collettiva. È tempo di cambiare le carte in tavola della gig economy e fare il possibile affinché che questo modello di mercato del lavoro non si diffonda in altri settori lavorativi.” Proteggere adeguatamente tutti i lavoratori è una delle principali sfide dell'era digitale. Oggi, oltre 28 milioni di persone nell’Unione europea lavorano tramite piattaforme di lavoro digitali e si prevede che nel 2025 questo numero toccherà i 43 milioni.”

Note:

“Lo scorso luglio, una fuga di notizie senza precedenti, durata più di 5 anni e basata su 124.000 documenti, ha messo in luce le pratiche eticamente discutibili di Uber. Lo scorso ottobre la commissione parlamentare Occupazione ha avuto uno scambio con la gola profonda Mark MacGann, ex responsabile delle politiche pubbliche di Uber, che ha denunciato i modelli commerciali abusivi dell’azienda e le losche tattiche di lobbying volte a preservarli. I documenti interni dell'azienda, consegnati da MacGann al quotidiano The Guardian, media partner dell'International Consortium of Investigative Journalists, descrivono come i dirigenti di Uber abbiano esercitato pressioni sui politici dell'UE e di tutto il mondo. 

Eurodeputati coinvolti
Vicepresidente
Italia
Capo delegazione
Coordinatrice
Paesi Bassi
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