Domani la Commissione ha all’ordine del giorno l’approvazione di una proposta sul miglioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori della piattaforme online, facendo seguito ad una relazione d’iniziativa propria del Parlamento adottata il 16 settembre 2021. I Socialisti e Democratici sono stati la forza trainante per sancire l’assunzione confutabile di un rapporto di lavoro subordinato per questi lavoratori, all’interno del diritto dell’Ue. Ciò significa che in linea di principio i lavoratori delle piattaforme sono occupati con contratto di lavoro subordinato e pertanto titolari di tutti i diritti che ne derivano in termini di retribuzione, tassazione del reddito, protezione sociale, assicurazione sanitaria e previdenziale, diritti sindacali e di contrattazione collettiva. Spetterà quindi alle compagnie proprietarie delle piattaforme l’onere di provare che i lavoratori impiegati presso di loro sono veri e propri lavoratori autonomi e non fittizi. Un europeo su dieci ha già lavorato nelle piattaforme della gig economy, che nel 2019 hanno generato un fatturato di 44 miliardi di euro a livello globale. Sei milioni di lavoratori guadagnano più della metà del proprio reddito col lavoro sulle piattaforme.

Agnes Jongerius, eurodeputata S&D e portavoce del Gruppo in materia d’occupazione, ha dichiarato:

“È una buona notizia che la Commissione finalmente abbia deciso di proporre nuove leggi Ue per meglio proteggere i lavoratori delle piattaforme. Uber, Deliveroo, Helpling, Amazon e affini, classificano deliberatamente i propri lavoratori come lavoratori autonomi per negare loro condizioni di lavoro più dignitose e diritti sociali. Il loro modello d’impresa consente ad alcune delle società più ricche del pianeta di trarre solo benefici e di scaricare il rischio d’impresa direttamente sui lavoratori e la società. Noi vogliamo sostenere e rafforzare i diritti dei lavoratori e i loro sindacati. La soluzione è semplice: i lavoratori delle piattaforme devono essere automaticamente considerati lavoratori subordinati con tutti i diritti del caso. Si tratta di garantire ai lavoratori delle piattaforme i diritti che meritano come una retribuzione equa, sicurezza sociale e congedi per malattia. Come tutti gli altri lavoratori, i lavoratori delle piattaforme, devono anche essere legittimati a organizzarsi in sindacati e a intraprendere una contrattazione collettiva.

“Ci aspettiamo anche che la Commissione intervenga sulla questione degli algoritmi, che all’atto pratico agiscono come veri e propri dirigenti in questo tipo di società, un fenomeno che dovremmo evitare si diffonda ad altri settori dell’economia. Avere come superiore un algoritmo genera una serie di problemi, non ultimo lo stress lavoro correlato, rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori dovuti al controllo costante e asfissiante, l’assegnazione di compiti e missioni in forma automatica e la pressione di dover correre contro il tempo. Noi chiediamo che la scatola nera sia aperta e si verifichi come sono assegnati i compiti e stabiliti i prezzi, e di garantire che i sindacati possano svolgere un ruolo di vigilanza e avervi accesso, così come le autorità in materia di lavoro e salute e sicurezza. Noi chiediamo la supervisione umana e un’assunzione di responsabilità. Un algoritmo che licenzia un lavoratore è inaccettabile. I lavoratori devono essere messi nella condizione di poter richiamare i propri superiori alle loro responsabilità quando cambiano le condizioni di lavoro. Per garantire parità di condizioni dobbiamo trattare le piattaforme e le compagnie proprietarie come tutte le altre imprese. I lavoratori delle piattaforme meritano condizioni di lavoro giuste e dignitose.

“È il momento di cambiare le regole del gioco della gig economy, di porre fine a questa forma di schiavitù moderna e di evitare la diffusione di pratiche simili anche in altri settori”.

Pedro Marques, eurodeputato S&D e vicepresidente per un’Europa sociale, ha dichiarato:

“È molto conveniente: con un solo click sul nostro smartphone possiamo ordinare del cibo o un passaggio in auto. Ma le applicazioni ben nascondono la vera storia dei lavoratori delle piattaforme, cui troppo spesso sono negate retribuzioni eque, sicurezza sociale, congedi per malattia e condizioni di lavoro dignitose. Mentre la rivoluzione digitale sta sconvolgendo il nostro mondo, cambiando il nostro modo di lavorare, produrre, consumare e vivere, dobbiamo far sì che i lavoratori non paghino un prezzo troppo alto sacrificando i diritti conquistati con anni di lotta.

“Le compagnie delle piattaforme hanno svolto un’attività di lobbyng molto pressante per affossare questa nuova legge Ue a protezione dei lavoratori delle piattaforme. Dovremo tenere gli occhi ben aperti per controllare che questa proposta non sia indebolita nei mesi a venire, e una volta adottata, sia applicata alla lettera dalle compagnie delle piattaforme. Plasmeremo la società di domani anche proteggendo alcune delle persone più vulnerabili dell’economia contemporanea. Il progresso tecnologico deve generare progresso sociale per tutti”.

Eurodeputati coinvolti
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Portogallo
Capo delegazione
Coordinatrice
Paesi Bassi
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